La fraschetta come vessillo
la porta che fischiava
e l’odore del vino che donava ...
essenza nelle vie del borgo
Tra i tavoli la vita si consumava
riflessa nei bicchieri
e l’oste testimone di tradizioni
dava anima alla spensieratezza
Nella vecchia osteria si mangiava si cantava
si sognava e tutto sapeva di paese
Anche il ragno tesseva ricami
sotto la luce di una fioca lampadina
tra le muffe preziose che davano sapore
all’antico formaggio
Si respirava il passare delle stagioni
mentre la clessidra del rubino nettare
dava sollievo alla noia
Ora questo si è perso
tutto sa di nuovo di asettico
tutto luccica tra i tavoli freddi
e le luci sfavillanti illuminano
la solitudine dell’uomo
Ora la vecchia osteria non c’è più
e nell’ombra la miseria attende
la debolezza dell’uomo
che quando perde se stesso
lo cerca illuso tra le foglie di una fraschetta
e di un vecchio cardine
che continuerà a cigolare nel perenne
mistero del tempo