Budapest
Eravamo io e te i più grandi sopra le nuvole mentre il mondo rimpiccioliva dentro un oblò. Volevamo tenerezza e complicità tra i respiri e sogni. Le mani si stringevano forti come arpioni mentre il canto delle eliche copriva le nostre voci Tutto era magico irreale sopra un mare di cotone che ci cullava nell’ azzurro. Lo stridìo delle gomme ci svegliò consegnandoci su una terra straniera desiderosa di farsi conoscere con le sue meraviglie,
con i suoi castelli, i musei,
le terme, le strade, il fiume Danubio
e l’allegria di visi cordiali.
E noi portatori di pace e poesia
avidi di conoscenza e di cultura
eravamo gli ambasciatori,
ospiti di una terra ferita
che ha saputo ribellarsi
alla guerra con dignità.
Otto giorni dopo si sentì
il richiamo di casa
le sirene dell’eliche
ripresero a cantare
dentro un avvolgente orizzonte
riconsegnandoci felici
alla nostra amata terra.
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