chiodo nella roccia
Volevo conquistare la vetta
godermi i raggi solari dell’alba
e respirare l’azzurro
pieno di cristalli di luce.
Mi bastava il profilo dei monti,
una parete di roccia
e uno zaino pieno di desideri.
Obiettivo, la vetta,
per essere per un attimo
solo davanti al Creato.
Corde, chiodi e polvere di magnesite,
testimoni della mia felicità
e la strada che conduceva in paradiso.
All’improvviso la montagna cambiò colore,
il grigio oscurò l’orizzonte
e il destino si fece tempesta.
Sentivo il vento che mi seccava la pelle,
la polvere mi bruciava gli occhi
e le forze mi abbandonavano.
Gridavo... gridavo ma nessuno mi ascoltava,
le corde vibravano tirate dal demonio,
che crudele voleva strappare
il chiodo dalla roccia.
Le lacrime si confondevano
tra le gocce della tempesta
e la natura prepotente si scatenava.
Ma lo sguardo era fisso su un punto
che brillava e mi dava sicurezza e speranza,
un punto d’argento prezioso
incastrato nella roccia.
Passò del tempo, la natura si arrese
e il sole riconquistò la pace.
Testardo continuai a salire
per conquistare la vetta,
per un minuto guardai l’orizzonte.
Avevo un altro desiderio... ringraziare un amico,
quel chiodo nella roccia che resterà per sempre
l’ancora di tutte le persone
colpite dalle tempeste della vita.
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